Annibale by Giovanni Brizzi

Annibale by Giovanni Brizzi

autore:Giovanni Brizzi [Brizzi, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815320667
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2014-09-11T00:00:00+00:00


Più vicino a Roma

Annibale aveva passato le Alpi, era sceso in Italia e si apprestava ad affrontare i Romani. Al suo ingresso nella pianura padana i Romani ebbero, in verità, l’occasione di chiudere la guerra con un solo colpo risolutivo, ma la persero. Se nel momento in cui scese nella piana del Po l’esercito punico, stremato, intirizzito, distrutto dalle fatiche, prosciugato dalle perdite, avesse trovato ad attenderlo due legioni in assetto di guerra non avrebbe probabilmente avuto scampo. Trovò, invece, solo l’opposizione della tribù dei Taurini, di cui distrusse la capitale, Taurasia. I valligiani erano troppo deboli per opporglisi e, superato questo ostacolo in fondo abbastanza facile, egli ebbe tutto il tempo di riprendersi prima di incontrare il nemico.

Quanto a Scipione, dopo avere perso il contatto con l’esercito cartaginese, aveva lasciato le sue truppe al fratello Gneo, inviandole a combattere in Spagna, ed era tornato via mare a Pisa, assumendo il comando delle due legioni accampate a sud del Po. Il suo proposito era quello di intercettare il nemico prima che questi potesse unire le sue forze a quelle dei Galli Insubri, nella zona attuale di Milano. Anche l’altro console, Sempronio Longo, rinunciando a passare in Africa, stava accorrendo a tappe forzate verso il settentrione. Raccogliendo al passaggio contingenti di ausiliari che le tribù galliche, intimorite, avevano comunque ritenuto prudente inviargli, il console varcò il Po forse non lontano da Piacenza e, procedendo verso occidente, superò poco dopo anche il Ticino. In una zona presso un centro che Tito Livio chiama Victumulae, forse non lontano dall’attuale Lomello, i due eserciti nemici vennero finalmente in contatto.

Dopo essersi accampati per la notte, la mattina seguente, sul far del giorno, i due comandanti uscirono alla testa delle rispettive cavallerie, per esplorare il terreno e saggiare le intenzioni dell’avversario. Incontrandosi, Scipione e Annibale finirono però con l’affrontarsi immediatamente in battaglia. Quella cosiddetta del Ticino non fu, in realtà, una grande battaglia, ma poco più di una scaramuccia; fu un semplice scontro di cavalieri che, però, apparve immediatamente indicativo delle difficoltà che Roma avrebbe poi incontrato durante tutta la guerra. Scipione inviò all’avanguardia i cavalieri gallici, tra i migliori che avesse, accompagnati da un reparto di velites, di fanti leggeri, e li seguì poi con le cavallerie romana e alleata schierate a battaglia. Annibale lo fronteggiò con la cavalleria pesante al centro, con i Numidi disposti su entrambe le ali.

L’attacco delle cavallerie puniche costrinse i fanti leggeri a ritirarsi prima ancora di aver potuto scagliare i loro giavellotti. Furono, per paradosso, i cavalieri gallici di Scipione quelli che resistettero più a lungo; fino a quando i Numidi, dopo aver aggirato il nemico sui fianchi e avere annientato le fanterie leggere, non li assalirono alle spalle. Decimate, le forze di Scipione si sbandarono e fuggirono e lo stesso console, ferito, venne salvato, pare, solo dall’audacia del figlio, il futuro Scipione Africano. Il futuro vincitore di Annibale era un predestinato e, benché fosse giovanissimo, fu lui a soccorrere il padre alla testa di una turma, un’unità di cavalieri, portandolo in salvo.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.